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Software obsoleto? Sfrutta 3 incentivi per aggiornare l’ERP

Per avere successo, soprattutto in un mercato competitivo come quello di oggi, è necessario che le aziende siano gestite con oculatezza e attenzione nei confronti delle spese. Purtroppo, però, nel campo digitale il confine fra la giusta parsimonia e il risparmio indiscriminato è molto sottile. Non è raro, infatti, che le aziende si trovino a operare con un software obsoleto, per scarsa cultura digitale o per l’errata convinzione che conservare un applicativo fino a quando sembra funzionare sia la scelta più conveniente. Purtroppo, non è così: i costi dell’obsolescenza si pagano caro ed è bene riconoscere quando aggiornare il proprio ERP. 

Per aggiornare il gestionale aziendale e godere appieno dei benefici connessi senza costi esorbitanti per il bilancio, può essere utile sfruttare diversi incentivi. Andiamo più nel dettaglio.  

Le aziende decise a dare il passo verso un cambio tecnologico possono sfruttare le agevolazioni fiscali previste nel “Piano Transizione 5.0” entrato in vigore il 2 marzo 2024, sfruttando il piano incentivi del Governo che ha messo sul piatto 6,3 miliardi di euro. In generale il piano ha l’obiettivo di sostenere la transizione ecologica delle imprese verso un modello più efficiente sotto il profilo energetico, il che significa più sostenibile a livello ambientale e basato sulla produzione e consumo di energie rinnovabili.

 

I costi nascosti di un software obsoleto

Sembra però molto dura parlare di Transizione 5.0 se ancora la tecnologia cui le aziende affidano la gestione di tutti i processi, come ad esempio un ERP, non si svecchia ridisegnando l’impresa dal punto di vista digitale. Nella sua essenza, un software ERP può essere paragonato a un macchinario: se mal oliato, le inefficienze si riversano a catena sull’intera produzione – si pensi ai consumi maggiorati di energia e materie prime, alle difficoltà connesse alla mancata automazione delle operazioni manuali, agli sprechi che incidono pesantemente sull’efficienza produttiva 

Si tratta di problematiche che introducono costi aggiuntivi, senza considerare anche tutti quei rischi informatici come quelli legati alla sicurezza. Secondo i dati presentati nelle colonne del Wall Street Journal e ripresi poi anche dal The Guardian, i problemi derivanti da software obsoleti starebbero costando agli Stati Uniti una vera fortuna. Col passare degli anni le cose non hanno fatto che peggiorare, tanto che nel 2024 le tecnologie troppo vecchie hanno presentato una fattura da 1,5 milioni di dollari per la sola riparazione di manutenzione e componentistica, mentre in termini di in termini di cybersicurezza e fallimenti operativi la cifra ha toccato i 2,41 milioni di dollari in un anno. Nonostante gli avanzamenti tecnologici a ritmo vertiginoso in ambito ICT, il problema è ancora molto sentito, al punto che software e strumenti datati sono diventati una delle principali cause di abbandono delle aziende da parte dei lavoratori, secondo Forbes. Per far fronte a questa situazione, gli incentivi statali si rivelano un ottimo alleato.  

 

Come aggiornare il software obsoleto grazie al credito di imposta

Secondo un meccanismo noto e consolidato nel corso degli ultimi anni, gli incentivi disponibili a vario titolo per l’aggiornamento del software sono accessibili attraverso il meccanismo del credito di imposta, con modalità che variano a seconda della linea di finanziamento. Per questa ragione, nel momento in cui si desidera avviare l’iter per godere di uno specifico incentivo statale, è prioritario scegliere un partner affidabile che, oltre a competenze tecniche specifiche, dimostri uno storico comprovato nel campo della gestione degli incentivi, in modo da agevolare l’intero processo. Fondamentale dunque è la verticalizzazione e la conoscenza del provider del mercato di riferimento in cui si opera. 

 

Credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali

Probabilmente l’incentivo più noto e utilizzato per l’aggiornamento del software obsoleto in azienda è quella misura che prevede la possibilità di ricevere un credito di imposta per l’acquisizione di “beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati”, con particolare riferimento alla Transizione 5.0.

Per accedere ai benefici del Piano, gli investimenti devono riguardare almeno uno dei beni strumentali materiali e immateriali inseriti in un progetto di innovazione capace di generare una riduzione pari ad almeno il 3% dei consumi energetici, oppure ad almeno il 5% dei consumi generati dai processi interessati dall’investimento stesso.

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Gli incentivi del programma Transizione 5.0 includono dunque i software gestionali ERP per le imprese, un’occasione unica per pianificare il roll out di una nuova soluzione tecnologica di gestione aziendale. In base all’art. 38 comma 4 del decreto, è prevista un’agevolazione fiscale fino al 45% per l’acquisto di software ERP, purché implementati insieme con altri sistemi per il monitoraggio e l’ottimizzazione energetica.

 

Credito di imposta: come cambia in base alla riduzione energetica

Per le aziende che decidono di avviare un percorso di innovazione più strutturato, questa linea di incentivi è senza dubbio di interesse. Dal momento che i campi di applicazione sono più aperti, le modalità di erogazione e le quote disponibili variano sensibilmente a seconda della tipologia di innovazione che l’azienda andrà a creare. 

Come indicato nell’apposita sezione governativa, per quelle attività definite “di innovazione tecnologica”, ovvero mirate allo sviluppo di prodotti o processi di produzione inediti o migliorati, il credito d’imposta 5.0 varia in base alla riduzione dei consumi energetici o dei processi produttivi.

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Con riduzioni superiori al 6% (energia) o al 10% (processi), le aliquote aumentano portando a vantaggi economici più consistenti, nell’ordine del 40%, 20% e 10%. Per riduzioni superiori al 10% (energia) o al 15% (processi), le aliquote raggiungono il 45%, 25% e 15%. 

 

Credito di imposta per la formazione 5.0

Rinnovare un software come un ERP obsoleto significa anche mettere il personale in condizione di operare sui nuovi applicativi. Investire in nuova tecnologia per poi non riuscire a sfruttarla a dovere è uno dei fattori più frustranti per un’azienda. Per risolvere questa criticità servono ore di training affinché le persone siano in grado di muoversi in autonomia sul nuovo applicativo.

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La linea di intervento rende ammissibili numerose tipologie di attività formative che ricadono in ambiti quali vendite e marketing, informatica e tecniche e tecnologie di produzione. Si pensi ad esempi ai corsi erogati relativi a Big Data, Cloud Computing, Cybersecurity, che facilitano l’integrazione degli strumenti digitali in azienda.  

 

Come trovare gli incentivi per l’aggiornamento del software obsoleto

Al netto dei 3 tipi di incentivi riportati per aggiornare l’ERP aziendale, esistono numerose altre disponibilità spesso su base regionale o contingente. Per esempio, la Camera di Commercio d’Italia mette a disposizione i cosiddetti Voucher digitali, la cui applicazione può cambiare da regione a regione. Anche per questa ragione, è importante che le aziende identifichino partner tecnologici già attivi nel campo degli incentivi, che sappiano indicare le possibili linee di finanziamento o agevolazione.  

Per accedere al credito di imposta per la Transizione 5.0, le aziende devono inviare una domanda al GSE con una descrizione dettagliata del progetto, il suo costo e una certificazione ex ante di un valutatore indipendente che attesti la riduzione dei consumi energetici. Solo allora il GSE potrà confermare il credito prenotato. Le aziende sono poi tenute a comunicare costantemente l’avanzamento del progetto, inclusi ordini e pagamenti (con un acconto previsto del 20% minimo), entro 30 giorni dalla prenotazione. A progetto concluso, l’impresa dovrà ottenere dall’ente predisposto una certificazione per attestare il saving energetico raggiunto. Ultima clausola: i beni oggetto degli incentivi devono restare in possesso dell’impresa per almeno 5 anni, stessa cosa per gli obiettivi di risparmio energetico, obbligatorio anche per questi il raggiungimento per 5 anni consecutivi al fine di conservare il credito d’imposta.

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