Oggi l’ERP per lo smart working è un gestionale in cloud che consente l’accesso alle risorse aziendali da qualsiasi luogo e con ogni device. Prima dell’emergenza coronavirus, che ha impresso un’accelerazione obbligata al “lavoro agile”, i software enterprise resource planning avevano cominciato già a essere proposti in modalità web come alternativa all’on premise tradizionale. Questo perché il paradigma del cloud computing anche in Italia è diventato il modello preferito nello sviluppo di progetti digitali. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2019 il mercato cloud nel nostro Paese valeva 2,77 miliardi di euro, in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Nel 54% delle organizzazioni considerate l’Osservatorio ha registrato un’adozione ibrida, mentre nel 21% l’approccio è ormai totalmente cloud. I settori merceologici che guidano il trend sono il manifatturiero (25%), il Banking (20%), Telco e Media (15%). Seguono servizi (10%), utility (9%), pubblica amministrazione e sanità (8%), retail e GDO (8%), assicurazioni (5%). Se si guarda, invece, allo Smart working, un altro Osservatorio del Politecnico di Milano nel 2019 ha calcolato che ci sono 570mila smart worker italiani, con un incremento del 18% sul 2018. Un dato destinato a crescere esponenzialmente.
Alla luce delle tendenze sottolineate sopra, quello tra ERP e smart working è un legame preesistente allo scoppio del Covid-19. Ciò che è cambiato, semmai, è il punto di vista delle aziende sull’importanza dell’infrastruttura tecnologia per abilitare meccanismi di collaborazione da remoto. Il gestionale in cloud, infatti, è nativamente concepito per una fruizione che non sia limitata dalla prossimità fisica. Uno dei problemi emersi nel periodo di quarantena è stato che, mentre sul fronte dei tool di collaboration il ricorso ad applicazioni consumer ha tamponato l’esigenza di comunicare e collaborare tra colleghi distanti, su quello dell’accesso ai dati aziendali la mancanza di un ERP fruibile anche online è stata causa di rallentamento o blocco dell’operatività quotidiana. È bene ricordare, infatti, che i software gestionali aziendali hanno carattere modulare e, quindi, non vengono utilizzati soltanto per l’amministrazione e la contabilità ma, per esempio, i Sales Manager si avvalgono dei moduli del ciclo attivo oppure l’Operations Manager controlla logistica e magazzino tramite le apposite funzionalità previste nell’ERP. Significa che, al di là della circostanza attuale, erano già emersi i vantaggi del cloud enterprise resource planning, che influiscono su:
È forse una delle differenze più macroscopiche nei gestionali in cloud rispetto agli ERP legacy tradizionali, strettamente associata a una semplificazione delle dinamiche inerenti lo Smart Working. Se in passato i sistemi aziendali esigevano una solida infrastruttura server proprietaria, oggi sempre più spesso sono rilasciati come servizio onnicomprensivo a fronte del pagamento di un canone periodico riferito ai singoli utilizzatori. Viene meno, perciò, l’onere di dover acquistare una tantum, oltre all’hardware infrastrutturale che comprende server, storage, gruppi di continuità e tutti gli impianti annessi, anche le licenze d’uso. Questo fatto si riverbera sull’intera gestione del sistema, a cui è collegata la parte applicativa, sulla potenza della RAM disponibile, sullo spazio disco, sulla manutenzione, sull’assistenza e sugli upgrade a cedenza regolare. L’ERP cloud-based necessita solamente di una connessione a Internet per funzionare e questo è il motivo per cui è “naturalmente amico” dello Smart Working. Che il dipendente si trovi in ufficio o a casa propria, a prescindere del device (desktop, tablet, smartphone) è sufficiente disporre di banda adeguata per attingere ai moduli e alle funzionalità del gestionale. In questi mesi di pandemia è stata la linea di demarcazione fra quanti sono stati costretti, nel migliore dei casi, a prendere ferie forzate, e chi invece ha continuato a lavorare tranquillamente dal proprio domicilio.
Fino a qualche anno fa, affrontare l’implementazione di un software ERP richiedeva un impegno cospicuo di tempo e di risorse. Dalla fase progettuale al deployment potevano trascorrere dei mesi, con il rischio, fra l’altro, che il risultato finale non fosse all’altezza delle premesse. Erano soprattutto le grandi imprese a poterselo permettere, non solo per capacità di spesa e per competenze interne in grado di interfacciarsi con la società incaricata di sviluppare il gestionale, ma anche per le frequenti interruzioni alla normale operatività che questo comportava. Le piccole e medie imprese, dotate di capitali ridotti e con risorse umane che difficilmente possono essere distolte dai propri compiti specifici, di fatto erano escluse da percorsi di digitalizzazione guidati tramite l’introduzione di un moderno gestionale. Non che gli ERP in cloud abbiano eliminato la complessità derivante da un ridisegno delle tecnologie a supporto del business aziendale. Anzi, da un certo punto di vista, si sono arricchiti di funzionalità che nei loro progenitori non esistevano (basti pensare alla Business Intelligence che oggi sfrutta servizi cloud integrati nel gestionale). La novità, dunque, risiede nella riduzione della tempistica di adozione, che fa sì che adesso l’ERP possa essere reso disponibile per lo smart working nel giro di poche settimane.
Non è solo nella fase di avvio che un gestionale in cloud manifesta la sua estrema duttilità. Il paradigma della “nuvola”, infatti, porta con sé una caratteristica che spinge le organizzazioni ad apprezzarlo sempre di più nei suoi vari modelli di erogazione (PaaS, IaaS e SaaS), quella della scalabilità. Tecnicamente significa che le risorse sono utilizzabili in modalità on demand ogni volta che servono, proprio perché non sussiste un limite infrastrutturale che ne impedisca l’attingibilità verso il basso o verso l’altro. Nel caso di un ERP funzionale allo Smart Working vuol dire che l’aggiunta o l’esclusione di un utente sono immediate. Durante l’implementazione il numero di quanti devono avervi accesso non deve essere presunto, sottodimensionato o sovradimensionato. Può cambiare in qualsiasi momento successivo, senza che questo fatto implichi in alcuno modo un ridisegno dell’architettura complessiva. Per fare un esempio, un dipendente dell’area amministrazione e controllo che abitualmente si recava in ufficio, quando non ha potuto più farlo per le restrizioni imposte dai decreti di contenimento del virus, si è trovato alle prese con l’esigenza di dover consultare la documentazione gestita tramite il gestionale. Se l’ERP non era in cloud, lo Smart Working sostanzialmente non è stato possibile. Certo, esistono alternative, come il virtual desktop infrastructure (VDI) che consentono di adoperare il proprio computer dell’ufficio anche a distanza. Hanno lo svantaggio di dover essere predisposte prima che accada un evento imprevisto, come per esempio una forma di distanziamento imposta per legge.
L’esempio appena richiamato potrebbe risultare fuorviante, perché attribuisce all’ERP abbinato allo Smart Working un valore complementare, come se il gestionale in cloud dovesse fungere da soluzione tampone per tutte quelle situazioni in cui non si possono svolgere le consuete mansioni all’interno del perimetro aziendale. In realtà, i dati sulla produttività e sull’efficienza registrati dalle organizzazioni che fanno ricorso normalmente al lavoro agile, e sui quali torneremo in chiusura, dimostrano tout court la validità del modello. Una esemplificazione forse più pertinente della convenienza che un cloud enterprise resource planning conferisce alla gestione di dati e asset aziendali è quella della sicurezza e della compliance. Sul versante della prima, il gestionale in cloud certamente non risolve tutti i problemi inerenti la protezione della superficie d’attacco, né esime l’impresa dal dotarsi di firewall o VPN (virtual private network) per contrastare le potenziali minacce. Tuttavia fornisce una piattaforma resiliente ad hacker e incidenti, che assolve nativamente a fondamentali requisiti di cybersecurity. Requisiti che, al contrario, un sistema on premise dovrebbe rispettare con un ulteriore intervento di messa in sicurezza. Per quanto riguarda, invece, la compliance, l’entrata in vigore nel 2018 del GDPR (General Data Protection Regulation), il regolamento europeo in materia di privacy, ha reso obbligatori alcuni adempimenti che i CSP (Cloud Service Provider) offrono ormai come servizio a corredo dell’infrastruttura virtuale. E questo vale anche per gli ERP online.
Compliance, sicurezza, utilizzo in base al fabbisogno, zero costi hardware. Tutto questo si traduce in un risparmio economico sia nella fase di implementazione dell’ERP in cloud sia in quella di gestione. È proprio il modello generale a essere totalmente diverso a paragone dell’on premise. Quest’ultimo, infatti, si inserisce nelle spese di capitale Capex (Capital Expenditure), con il conseguente immobilizzo di investimenti e la necessità di una forte liquidità iniziale. Il software gestionale cloud-based, invece, rientra tra le spese operative Opex (Operating Expense) e, quindi, si configura come servizio ricorrente in cui sono inclusi non solo l’accesso al sistema, ma anche gli aggiornamenti continui, il backup, la manutenzione e l’assistenza. Per il personale IT interno all’azienda, un’opportunità per occuparsi di attività a maggior valore e non essere assorbiti continuamente dai problemi legati al funzionamento dell’ERP. Per le PMI, una soglia di ingresso adeguata alla propria capacità di spesa, che mette loro in mano le medesime applicazioni appannaggio delle multinazionali. Il risparmio, poi, non si limita ai costi diretti, ma ha ricadute in quelli indiretti, tipici del lavoro da remoto (consumi energetici nei locali e spese di trasferta in primis). Il cloud ERP rende lo Smart Working conveniente proprio perché non c’è bisogno di nient’altro affinché si realizzi, se non di una semplice connessione.
Quanto tempo occorre per imparare a usare un nuovo gestionale aziendale? Questa domanda prima era segnata dalla netta separazione tra applicativi enterprise e applicativi consumer. I primi erano sviluppati per venire incontro alle esigenze eterogenee di monitoraggio e controllo dei fenomeni complessi di gestione d’impresa e produzione, ragion per cui gli enterprise resource planning sono suddivisi in moduli fra loro integrati. I secondi, invece, dovevano trovare un’immediata rispondenza nelle abitudini di una popolazione sempre più avvezza agli strumenti digitali nella vita di tutti i giorni. Soprattutto i millennial, ma non solo, hanno determinato la proliferazione di app user-friendly. I gestionali in cloud non sono uguali a queste tipologie di app, perché non possono prescindere dalle competenze specifiche dei vari profili aziendali. Tuttavia accorciano la loro curva di apprendimento, giacché seguono la logica di tutta l’offerta di software oggi presente sul mercato. Una logica che, per esempio, tende a considerare preminente la dematerializzazione documentale. Per questo, anche lavorando da casa o da qualsiasi altro luogo che non sia il proprio ufficio, i faldoni o i supporti cartacei possono lasciare il posto alla loro versione digitale. La conservazione sostitutiva è una funzionalità classica dei gestionali aziendali. Gli ERP in cloud la mettono a disposizione dovunque quando si opera in Smart Working.
Accedere ai documenti e ai dati aziendali dovunque, coincide con un’assoluta flessibilità nelle condizioni di lavoro unita a un’estrema mobilità. Una delle false prospettive suscitate dalle settimane di quarantena è stata che l’alternativa all’ufficio fossero le pareti domestiche. Quando, auspicabilmente, torneranno le consuetudini della vita comune, diventerà chiaro che la flessibilità in azienda vuol dire che non è tanto importante dove ci si trovi, quanto i risultati, gli obiettivi da conseguire. La mobilità, fra l’altro, spesso è una condizione dettata dalla categoria professionale di appartenenza e dal ruolo ricoperto. Sales Manager e figure commerciali in generale trascorrono la maggior parte del loro tempo in trasferta. Per non parlare dei C-level, le cui responsabilità li portano sovente in giro per l’Italia o per il mondo. Grazie al gestionale in cloud, ERP e smart working possono rispondere a questo binomio di flessibilità e mobilità, di cui la consultazione su qualsiasi device è uno dei pilastri, e possono aggiungere la leva dell’efficienza. Talvolta, infatti, si enfatizzano specialmente le prime due, soffermandosi forse troppo sui condizionamenti o i vantaggi dell’ambiente esterno. Non si sottolinea abbastanza quanto incida la tecnologia nel garantire dappertutto i medesimi strumenti e le medesime informazioni, cioè nel permettere di attingere ai dati aziendali sempre e in totale sicurezza. Cosa che, invece, un ERP online è in grado di assicurare.
L’Osservatorio Smart Working citato all’inizio, tra i principali benefici riscontrati con il lavoro agile ha rilevato il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata e la crescita della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti. Altre indagini più recenti, come quella di Citrix e OnePoll fatta a ridosso della crisi pandemica intervistando 1000 persone, hanno registrato livelli di soddisfazione nettamente superiori dovuti a fattori quali il venir meno dello stress da pendolarismo giornaliero (che ha anche un riflesso in un consapevole contributo alla diminuzione dell’inquinamento ambientale) e un migliore work-life balance. In termini di produttività, queste survey attestano percentuali di incremento talmente significative che molte organizzazioni probabilmente continueranno sulla strada dello smart working anche dopo la fine dell’emergenza. A patto ovviamente che, se non l’hanno già fatto, si dotino delle giuste tecnologie a sostegno della collaborazione da remoto. Tecnologie come, appunto, i gestionali in cloud con cui ovviare a una delle criticità evidenziate nella seconda ricerca: il mancato accesso ad alcune o a tutte le risorse aziendali. Al contrario, i cloud ERP accelerano lo Smart Working proprio poiché nascono come piattaforme prive di vincoli fisici, raggiungibili facilmente dai dipendenti, sia in mobilità sia in spazi di lavoro improvvisati ma, non per questo, meno produttivi.
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Secondo una ricerca di Aberdeen Group, le aziende dotate di un ERP hanno ridotto del 36% il tempo necessario per prendere una decisione strategica. È il motivo per cui il mercato globale del software toccherà un fatturato di 50 miliardi di dollari entro il 2022.
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